Lo screening familiare è essenziale ogni volta che viene diagnosticata una malattia cardiovascolare ereditaria o potenzialmente ereditaria. Stabiliamo un caso di riferimento per il primo paziente in cui viene effettuata la diagnosi. Lo screening familiare deve seguire uno schema a cascata, in modo da non eseguire test inutili e potenzialmente rischiosi su familiari che non possono presentare la malattia; per esempio, un bambino non va sottoposto a screening laddove la malattia sia stata esclusa dal padre o dalla madre direttamente imparentati con il paziente portatore della medesima patologia.
Quando il caso di riferimento presenta la diagnosi di una cardiopatia ereditaria, tutti i parenti di 1o grado devono essere valutati dal punto di vista clinico. Lo studio successivo dipenderà dalla patologia alla base della condizione. Nello studio delle cardiomiopatie (malattie del muscolo cardiaco) sono fondamentali gli esami di imaging mentre, ad esempio, in una cardiopatia elettrica sono più importanti l’elettrocardiogramma, l’Holter o il test da sforzo. È importante capire che la questione fondamentale consiste nella valutazione dei familiari e che ogni decisione sul tipo di test deve essere individualizzata.
I test genetici non vanno prescritti indiscriminatamente, poiché spesso esistono varianti genetiche benigne che non causano la malattia. La richiesta di test genetici è conforme alle raccomandazioni internazionali, per evitare di avvalorare malattie laddove non sono presenti. Pertanto, i test genetici vengono richiesti ai pazienti di riferimento dai loro cardiologi o a seguito di una valutazione post-mortem quando indicato, a seconda della patologia. Quando la mutazione genetica viene identificata e ha valore clinico, questa informazione può essere utilizzata per procedere a uno screening familiare in un consulto multidisciplinare, al cui interno è presente anche un genetista. Di solito sono presenti alterazioni in uno o più geni, anche se possono esistere forme ereditarie più complesse. Il tipo di trasmissione ereditaria è molto variabile: può essere autosomica dominante (50% di probabilità che un paziente la trasmetta ai discendenti; l’eredità di una singola copia difettosa di un gene, sia di parte materna sia paterna, è sufficiente a causare il disturbo), autosomica recessiva (il membro della famiglia deve ereditare la mutazione dal padre e dalla madre per avere la malattia) e altre forme più rare. In alcuni casi, una condizione autosomica dominante può derivare da una nuova variante nel gene e si verifica in individui che non hanno una anamnesi del disturbo nella loro famiglia.
Esistono tuttavia molte malattie ereditarie in cui non è possibile identificare la mutazione nel paziente, anche nel caso sia presente. In situazioni di questo tipo, qualora non fosse possibile identificare la mutazione genetica nel caso di riferimento, non avrebbe senso condurre il test genetico nei parenti.
I portatori della mutazione genetica potrebbero non sviluppare mai la malattia. Pertanto, non deve sorprendere che gli esami di base siano normali, nei portatori dell’alterazione genetica: è ciò che in medicina si definisce “penetranza variabile”.
Sarebbe necessario nel caso in cui il risultato dell’autopsia rivelasse la presenza di una cardiopatia ereditaria. Per fare ciò, è fondamentale eseguire un’autopsia; in caso contrario, si perde l’opportunità di diagnosticare una malattia ereditaria da cui potrebbero essere affetti altri familiari e, di conseguenza, non è possibile prevenire altri casi di morte improvvisa in famiglia. La disponibilità dei risultati delle autopsie varia da Paese a Paese. Se ci si trova in un Paese in cui il risultato dell’autopsia non viene automaticamente inviato a un’équipe medica in grado di convocare i familiari, è necessario procurarsi l’esito e discutere con il medico curante la necessità di valutare i familiari.
Ci sono due risultati autoptici che implicano la necessità di esaminare i parenti di primo grado: una diagnosi di malattia ereditaria OPPURE un’autopsia normale (senza esiti rilevanti), che implica la possibilità di essere affetti da una cardiopatia elettrica (non riscontrabile nell’autopsia) e che è associata al rischio di morte improvvisa nei familiari che ne sono affetti. Un’autopsia dall’esito normale non rappresenta la fine delle indagini! In tal caso, è consigliabile prelevare un campione durante l’esecuzione dell’autopsia per procedere all’analisi genetica.